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Dizionario antico del 1821/1822, traduzione dal francese migliorata e accresciuta, autore originale Etienne Jean Monchablon. Numero voci: 1.188. Voci che iniziano con la lettera A.



Dizionari Antichi

Dizionario compendiato di antichità



Lettera A - pag. 13

aritmetica
Come gli Antichi ne facessero le operazioni (V. Abbaco).

armosti
Erano Magistrati, che s'inviavano dagli Spartani alle Città soggiogate per governarle.

artaba
Misura antica, che si crede essere l'istessa che Ephah. (V. Ephah).

arura
Misura di terreni presso gli Egizj. Erodoto la valuta 100. Cubiti Greci, che fanno 141. piedi quadrati e 8. pollici di Francia. Secondo Suida sarebbe una misura di terre di 50. piedi Greci, che fanno 47. piedi, 2. pollici e 8. linee di Francia.

arvales fratres
Erano dodici Sacerdoti istituiti da Romolo, che volle essere del loro numero. Le loro ingerenze consistevano nel fare dei sagrifizj per la fertilità dei terreni. Erano i principali Ministri degli Ambarvali (Vedasi questo vocabolo).

as
Termine proprio dei Latini, e provenente da Aes; denotò da principio una verga di rame del peso d'una Libbra Romana, vale a dire di dieci oncie, 7. grossi, e 36. grani di Francia (V. Libbra Romana). Roma non ebbe argento monetato che circa 485. anni dopo la sua fondazione. Prima era in uso il rame, ed allorchè si facevano de' negoziati e dei cambj, si dava questo metallo a peso (Vedi Libripens), e l'As era una libbra d'argento. Un tal uso sarà durato dugento anni in circa; imperocchè il Re Servio Tullio, che morì l'anno 218. di Roma, fu, secondo Plinio il Naturalista, il primo, che fece battere la moneta di rame. Si chiamò aes grave il rame in verga, e non coniato, che tenne luogo di moneta avanti che quel Principe ne facesse battere. Ma l'As fu del peso d'una Libbra Romana fino all'anno 498. di Roma. La metà di questo As che pesava sei oncie Romane fu detto Sembella, o Singula; ed il quarto dell'As che pesava tre oncie Romane, fu chiamato Teruncius.
La moneta di rame era in questo stato allorchè l'anno 485. di Roma si battè per la prima volta la moneta d'argento, cioè il Denarius rappresentante dieci di questi As; il Quinarius o Victoriatus metà del Denarius e rappresentante cinque As. Si riporta a questa epoca secondo J. Fr. Gronovio la Libella, piccola moneta d'argento del peso di 42. grani, che rappresentava l'As, mentre che questa moneta di rame pesò una Libra Romana.
Il Denarius, di cui si è fatta menzione, pesava un quindicesimo della Libbra Romana, vale a dire quattrocento grani; peso assai considerabile per una moneta d'argento di quei tempi, ma che fu diminuito, tanto riguardo a questa moneta quanto a quella di rame. In effetto verso l'anno 495. di Roma l'As fu ridotto al peso di due oncie Romane; diminuzione, che si estese alla Sembella e al Teruncius. Di questo nuovo As, fu fatto il terzo chiamato Triens, che pesava due terzi di oncia Romana; ma il quarto dell'As, Teruncius o Quadrans, fu una moneta di rame del peso d'una mezza oncia Romana.
Circa all'anno 536. di Roma l'As fu ridotto ad un'oncia Romana di rame. Allora si ordinò che il Denarius rappresenterebbe sedici As; il Quinarius otto; ed il Sestertius quattro As: lo che fu invariabile quasi fino al terzo Secolo dell'era Cristiana.
Verso l'anno 557. di Roma l'As fu ancora rimpiccolito, e si ridusse al peso d'una mezza oncia Romana, e nella medesima proporzione le altre sue divisioni. Questa ultima riduzione dell'As durò fino circa all'anno 84. di Gesù Cristo.
Da un'altra parte verso quel tempo, vale a dire nel sesto Secolo di Roma, il Denarius fu ridotto alla ottantaquattresima parte del peso d'una Libbra Romana d'argento; ciò che corrisponde a 75. grani: è questo il Denarius, che i moderni hanno chiamato Consolare. Il quarto di questo, detto Sestertius Consolare, si trovò ridotto al peso di grani 18. e tre quarti; e nell'Anno 696. di Roma si battè il Quinarius, che essendo la metà del Denarius non pesò che grani 37. e mezzo.
In seguito comparve un altro Denarius parimente d'argento e detto Imperiale dai moderni, ed era la 96ma parte d'una Libbra Romana d'argento, che pesava soltanto grani 65. e 5. ottavi; la sua metà Quinarius non pesava dunque che grani 32. e 13. sedicesimi; perciò il quarto di questo Denarius Imperiale, il Sestertius, non fu che del peso di grani 16. e 13. trentaduesimi. Si potrebbe riportare quest'ultima diminuzione del Denarius ai quarto Anno del Regno di Nerone, cioè a dire all'anno 57. di G. C., che è l'anno 810. di Roma; ma il più gran numero di Autori fa risalire questa diminuzione al secondo Anno del Triumvirato di Ottaviano, d'Antonio e di Lepido, l'anno 711. di Roma.
Comunque ciò sia, il Denarius detto Imperiale rimase sull'istesso piede fino al regno di Settimio Severo l'anno 946. di Roma, e 193. di G. C.
Domiziano nel 4° Anno del suo regno ovvero l'anno 837. di Roma e 84° di G. C. aveva ridotto l'As al peso del Sicilicus, che è il 4° d'un'oncia Romana (o grani 131. ed un 4°). Peraltro questo Denarius Imperiale, che aveva corso, allora rappresentava sempre sedici As; il Quinarius otto; ed il Sestertius Imperiale quattro As.
Il Leggitore avrà l'attenzione di osservar qui le date, a fine d'avere delle giuste idee del peso, e per conseguenza del valore di quelle Monete in differenti tempi della Repubblica e del Romano Impero; ma giova avvertire che supponiamo sempre le monete antiche d'oro e d'argento senza lega.
Osserviamo altresì che la parola Aes costruita con aggiunto di numero come mille aeris significa mille As; ciò che debbe intendersi degli As, che avevano corso nel tempo, di cui parla l'Autore, che si esprime in tal guisa.
As inteso precisamente per il peso d'una Libbra Romana si divideva, come questo peso di Libbra, in 12. parti eguali dette ciascuna uncia, e in molte altre parti sempre minori. (Vedi Libbra Romana). Questa divisione comoda, e di già trovatasi fu applicata ad una infinità d'oggetti, e specialmente adottata dagli Agrimensori, che riguardando sia un Jugero, sia un terreno comunque esteso come un tutto così divisibile, indicarono le parti di questo tutto con i nomi dati alle parti di quel peso di Libbra, o dell'As. In tal modo la dodicesima parte del piede preso per una misura si chiamava Uncia; ed una parte qualunque d'un tutto essendo ella stessa considerata come un nuovo tutto era chiamata As, e si divideva pure come l'As. I Giureconsulti medesimi seguendo tal uso chiamarono haeres ex asse quello, che aveva tutta una eredità; qualificarono di haeres ex semisse quello, che non ne aveva che la metà; e indicarono per haeres ex uncia o semuncia colui, che non aveva che un dodicesimo, o un ventiquattresimo di tutta la Eredità. Chiamavasi in conseguenza haeres ex besse quello, che aveva i due terzi di tutta una Eredità, cioè otto parti delle dodici, che la componevano. Seguendo parimente un tal costume nazionale s'indicava il quantitativo dell'interesse nell'imprestito con ciascuna delle parti As o del peso di Libbra, come si vedrà alla voce Centesimae. (V. Aureus).


asbesto
Asbestinum. Gli Antichi davano questo nome ad una specie di tela che era incombustibile. Plinio dice che ne aveva vedute delle tovaglie, che allorquando erano sucide si gettavan sul fuoco per pulirle, e che si levavano senza paragone più belle e più bianche di quelle, che erano lavate. Dice ancora che si mettevano i corpi dei Re, che si bruciavano dopo morte, in certe tuniche di questa tela per separare le loro ceneri da quelle del rogo. Se le dà comunemente il nome di tela d'Amianto; pietra, a cui si attribuiscono proprietà meravigliose, cioè, che resiste al fuoco, che si può filare, e farne tela; ma è d'uopo l'osservare che nel luogo, ove Plinio parla della tela incombustibile. non fa parola della pietra d'Amianto, e che in un altro luogo, in cui dice che questa pietra non può essere alterata dal fuoco nihil igni deperdit, non parla niente affatto della proprietà, che le viene attribuita, quella cioè di potere esser filata. Lungi dunque dal potere indurre dal testo di tal Autore che l'Amianto fosse la materia di questa tela incombustibile, vi si trova per lo contrario ben espressamente indicato che era fatta d'una specie di lino, che i Latini chiamavano vivum, ed i Greci ασβεστον.
Così Plinio, dopo d'aver parlato delle meraviglie di questa tela incombustibile, ne conclude che il lino, con cui si faceva, era il più prezioso e il più stimato di tutto l'Universo; ergo huic lino principatus in toto orbe. Quando dunque fosse dimostrato che non si può far della tela colla pietra d'Amianto, non sarebbe però meno certo che gli antichi abbiano avuto l'arte di fare una tela incombustibile, e ciò trovasi invincibilmente attestato dalla scoperta, che è stata fatta al principio di questo secolo presso ad una porta di Roma. Quella è un'urna funebre ornata all'esterno di bassirilievi elegantissimi, in cui vi erano ceneri, un cranio, e delle ossa bruciate, involte in un lenzuolo di tela incombustibile d'una prodigiosa grandezza, poichè esso ha cinque piedi, sette pollici e dieci linee e mezzo di lunghezza, e quattro piedi, undici pollici, nove linee e mezo di larghezza.
Questo prezioso monumento si conserva nella Biblioteca del Vaticano.


ascolie
Feste Greche in onore di Bacco.

asiarchi
Si chiamavano così nell'Asia Minore alcuni Uffiziali, che le Città sceglievano tra i Sacerdoti degl'Idoli, per aver cura degli Spettacoli, e presedere alle Assemblee.

aspergillum
Era presso i Romani una specie di Aspersorio fatto di crini di cavallo, di cui si servivano per far l'aspersione sopra coloro, che assistevano ai Sagrifizj.

assamenta
o Axamenta. Nome, che davasi ai versi, che i Sacerdoti di Marte cantavan danzando (Vedi Salieni).

astiarj
Si dava questo nome ad uno de' tre Corpi di truppe, che componevano la Legione Romana. Essi formavano la prima linea.

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